Così recitava una battuta del
grande Ettore Petrolini “Bisogna prendere il denaro dove si
trova: presso i poveri, che hanno poco, ma sono in tanti”, tant'è
che in Italia le pensioni minime siano da fame, se ne accorge pure l'Europa, che ha altresì sottolineato come tale trattamento sia
del tutto “inadeguato”, non garantendo affatto agli anziani lo
stesso tenore di vita del resto della popolazione.
La cosa che salta immediatamente agli occhi, riguardo al tema delle pensioni minime, non è tanto (o non solo) l'ingiustificata sperequazione con gli assegni e i vitalizi milionari, bensì la sua palese iniquità in un Paese dove ogni anno vengono evasi qualcosa come 120 miliardi di euro.
Un
Paese, il nostro, in cui il governo di Palle d'Acciaio Letta si rifiuta ostinatamente di introdurre qualsiasi forma di imposta
patrimoniale (praticamente unico in tutta Europa) mentre, al contrario, si
permette di regalare alle banche ben 7,5 miliardi di euro, sputando in
faccia alle pensioni minime da fame.
La
denuncia, questa volta, arriva dal Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d'Europa, che ha evidenziato come il governo italiano
stia violando ben sette norme della Carta sociale europea: in un
documento di cinquanta pagine, sono state prese in esame le politiche
per la lotta alla povertà, all'esclusione sociale, per il diritto
alla sicurezza sui posti di lavoro, nonché quelle relative
all'accesso ai servizi sanitari e all'assistenza sociale.
Il
documento, da poco reso noto, è riferito al periodo che va dal
gennaio 2008 al 31 dicembre 2011, mentre la Carta sociale europea,
una delle convenzioni internazionali alla base dell'attività del
Consiglio d'Europa, è stata firmata a Torino nel 1961 e
successivamente riveduta nel 1996.
Naturale
complemento alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Carta
ha lo scopo di garantire l'applicazione dei diritti sociali in
materia di casa, salute, istruzione, occupazione, libera
circolazione, non discriminazione e tutela giuridica dei cittadini:
in tale contesto, il Comitato per i diritti sociali è l'organismo
paneuropeo, cui aderiscono 47 nazioni, cui è affidato il compito di
verificare la compatibilità delle situazioni nazionali, con quanto
enunciato nella Carta.