Quali sono le “virtù
civiche” più apprezzate dagli italiani? Una risposta a questa
domanda ha provato a darla il quotidiano La Stampa che, con
l'indagine LaST (Laboratorio sulla Società e il Territorio)
realizzata da Community Media Research in collaborazione con Intesa
San Paolo, ha cercato di delineare un insieme di comportamenti
socialmente accettabili, tanto da costituire una misura del grado di
appartenenza ad una comunità civica da parte degli italiani.
Poiché dalla classifica scaturisce che azioni quali “gettare rifiuti in luoghi pubblici”
(96,3%) e “compiere atti vandalici come forma di protesta” (91,6%), sono quasi unanimemente annoverate tra le più inaccettabili,
ne consegue che valori come la sensibilità ambientale e il rispetto
della proprietà privata rappresentano, per i nostri connazionali,
due aspetti fondamentali per definire le civiche virtù.
Non molto distanziati,
troviamo altri due comportamenti poco tollerati, quali il “fingersi
ammalati per non andare al lavoro” (78,3%) e l'“evadere o eludere
le tasse” (72,3%): anche se, per circa un quarto degli italiani, in
determinate circostanze entrambi questi modi d'agire potrebbero avere
delle giustificazioni quantomeno plausibili.
Sul medesimo piano, vi è
un altro gruppo di azioni scorrette per le quali gli italiani
dimostrano, però, di possedere un minor grado d'insofferenza: "denigrare l'avversario politico" (53,2%), "bloccare i lavori di
interesse pubblico" (52,0%), oppure "farsi raccomandare" (51,3%).
Ciò soprattutto in
considerazione del fatto che fenomeni quali la politica urlata di
questi ultimi anni, scelte incomprensibili come lo scempio in Val Susa per la realizzazione della
Tav, oppure il malfunzionamento del mercato del lavoro, hanno
certamente influito nel rendere ragionevoli anche siffatti comportamenti:
infine, proprio in fondo alla classifica, si colloca la
partecipazione alle elezioni.
Solo un preoccupante
34,8% degli italiani, infatti, considera oggi questo diritto democratico
una “virtù civica”, alla quale sia opportuno ottemperare: un
ulteriore campanello d'allarme, nel caso ve ne fosse bisogno, del
distacco nei confronti della politica che serpeggia in tutto lo Stivale.
Uno spiccato ed
intransigente “senso civico” appare, d'altro canto, più diffuso tra le
donne, tra i cittadini più adulti (over 50 anni), tra i disoccupati
e tra chi ha un basso livello di studio, mentre, al contrario, un
maggior grado di permissività e tolleranza è stato riscontrato tra
i maschi, le generazioni più giovani (under 34 anni) e tra chi è in
possesso di un titolo di studio medio-alto.
Infine, dall'indagine
LaST, condotta lo scorso mese di giugno su un campione
rappresentativo della popolazione italiana con età superiore ai 18
anni, emerge che tra i residenti del Nord (soprattutto Nord Est) vi
sarebbe un maggior apprezzamento per le “virtù civiche”,
rispetto a quanti vivono nel Centro-Sud.