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lunedì 25 agosto 2014

Energie rinnovabili dal mare di Scozia

Nonostante dal punto di vista dpolitico la Scozia sia oggi divisa tra secessionisti e sostenitori della sua appartenenza al Regno Unito, questo piccolo territorio nel nord della Gran Bretagna si appresta altresì a diventare il primo Paese europeo a sfruttare, su larga scala, l'energia delle maree: prenderanno infatti il via, entro la fine di quest'anno, sul fondo del mare nel Pentland Firth, i lavori di costruzione di una delle più grandi centrali al mondo per lo sfruttamento delle correnti sottomarine.

Si tratta del mega progetto messo in campo da Atlantis Resource, anche grazie al finanziamento di 50 milioni di sterline (di cui 20 provenienti dal Renewable Energy Investment Fund del governo scozzese, 10 dal Dipartimento britannico per l'Energia e il Cambiamento Climatico, 10 da The Crown Estate e il resto da investitori privati), per realizzare al largo del mare scozzese un impianto di sfruttamento delle correnti sottomarine da circa 400 MW di potenza.

I lavori relativi alla prima fase del progetto, denominato MeygGen, prevedono l'installazione di quattro turbine da 1,5 MW sui fondali marini del Pentland Firth (fra la costa scozzese e l'isola di Stroma), nonché la contemporanea realizzazione delle necessarie infrastrutture sulla terraferma, tra le quali un centro per la conversione dell'energia e successivo collegamento alla rete elettrica regionale: il numero delle turbine sarà portato nel successivo biennio fino a 61, un numero sufficiente a  rifornire di elettricità ben 42.000 abitazioni.

Anche se il vero e ambizioso obiettivo di Atlantis Resource rimane quello di raggiungere le 269 unità sottomarine che, stando alle previsioni, non solo permetterebbero la fornitura di energia pulita a 175mila famiglie, bensì contribuirebbero alla creazione di 100 nuovi posti di lavoro, anche perché “Oggi stiamo assistendo alla trasformazione di un intero settore” -ha commentato l'ad di Atlantis e direttore del progetto Tim Cornelius- “e MeygGen rappresenta, in tale contesto, uno degli sviluppi delle energie rinnovabili più interessanti ed innovativi al mondo. Il tanto atteso arrivo della generazione energetica delle maree.

domenica 25 agosto 2013

La leggenda di Larrie, il mostro del Lago di Como

Non sarà certamente famoso come quello di Loch Ness, ma anche il nostrano lago di Como può vantare il suo bel mostro acquatico.

Al contrario dei molti che l'hanno dimenticato, relegandolo nell'ambito delle curiosità o, al massimo, tra gli studi di criptozoologia, a ricordarsi della sua “esistenza” è stato nientemeno che Carlo Lucarelli, il noto scrittore di gialli e conduttore televisivo.

Nel suo ultimo libro Strane Storie, edito da Skira, dedicato ai misteri del mondo, Lucarelli ripercorre, con dovizia di particolari, la storia di questo mostro dimenticato, accostandola a quella del più rinomato parente scozzese.

Nel libro viene ripercorsa la storia delle apparizioni del Lariosauro -definito confidenzialmente Larrie (in quanto sta nel lago di Como)- che si sono susseguite a partire dalla metà dell'ottocento, fino ai giorni nostri.

Anche se la leggenda del mostro acquatico nacque nell'immediato dopoguerra quando, nel 1946, il “Corriere Comasco” ebbe a scrivere di un misterioso ed enorme animale, apparso nelle acque del Pian di Spagna.

Da allora le apparizioni divennero più frequenti, tanto che nel 1954 alcuni pescatori avvistarono uno strano animale che nuotava nelle acque di fronte ad Argegno, lungo un'ottantina di centimetri, con il muso e la parte posteriore del corpo arrotondata e dotato di zampe palmate.

Ma l'episodio più eclatante, avvenne tre anni dopo, quando nel mese di agosto vene avvistata, tra Dongo e Musso, un enorme creatura, la cui presenza venne confermata, il mese seguente, da alcuni biologi che si erano immersi con una batisfera nel lago, dove videro uno strano animale somigliante ad un coccodrillo.

Trascorsi più di cinquant'anni, Larrie tornò a far parlare ancora di se nel 2003, quando alcuni pescatori riferirono d'essersi imbattuti in una specie di serpente lungo oltre dieci metri.

Già in passato qualcuno aveva ipotizzato potesse trattarsi di un discendente, chissà come sopravvissuto, del Lariosaurus Balsami, ovvero del primo rettile fossile rinvenuto nel nostro Paese, a metà dell'ottocento.

In tal caso, saremmo stati di fronte ad un rettile bonaccione, ghiotto di pesci che pescava nelle profondità del lago, circa 200 milioni di anni fa.

Il fossile più lungo di Lariosaurus Balsami è oggi custodito in Germania, nel Museo di Monaco di Baviera, ed ha una lunghezza di 90 centimetri dopo che, nei bombardamenti del 1943, finì distrutto un altro esemplare, che si trovava nel Museo di Storia Naturale di Milano, la cui lunghezza non superava il metro e trenta centimetri.

A differenza di quanto accaduto a Loch Ness, in Scozia, dove sono stati capaci di trasformare la leggenda di Nessie in un vero e proprio business, per il “cugino povero” Larrie ci si deve accontentare di labili tracce fossili e di qualche leggenda popolare, anche quella sempre più sbiadita.