Sembra proprio che in un
futuro nemmeno troppo lontano saremo costretti o, meglio, sarà
preferibile, dire addio agli spaghetti all'amatriciana, alla
costoletta alla milanese e pure all'arrosto di vitello.
L'umanità, infatti, si
troverà ben presto costretta a risolvere, una volta per tutte e in
un modo o nell'altro, il problema dell'inquinamento e della fame nel
mondo.
La soluzione ad entrambe
i problemi l'avremmo già ora sotto i nostri occhi, anche se ancora
stentiamo a riconoscerla.
Secondo uno studio della
FAO, realizzato in collaborazione con l'Università di Wageningen,
nei Paesi Bassi, ammonterebbero già a più di 1.900 le specie di
insetti di cui si cibano gli umani.
La Conferenza
Internazionale, che si è tenuta un paio di mesi fa presso la sede
della FAO, avente per tema “Le foreste per la sicurezza alimentare
e la nutrizione”, ha messo a fuoco il ruolo decisivo dei prodotti
agro-forestali nella lotta contro la fame, lanciando al contempo un
invito esplicito alla comunità globale ad agire verso una maggiore
integrazione di queste risorse, nell'abito delle politiche rivolte
alla sicurezza alimentare.
Nella sua definizione di
“cibo”, l'Agenzia dell'ONU include anche gli insetti, un alimento
non certo fra i più apprezzati nel mondo occidentale, ma incluso
dalla notte dei tempi nella dieta alimentare di almeno due miliardi
di persone.
Sempre secondo questo
nuovo rapporto della FAO, gli “entomi” che si trovano nelle
foreste rappresenterebbero una fonte importante di cibo “nutriente”,
assai ricco di proteine e facilmente reperibile.
Lo studio mette altresì
in luce il fatto -certamente da non sottovalutare- che la raccolta di
insetti, al pari del loro allevamento, potrebbe garantire occupazione
e reddito, inizialmente a livello famigliare e, in un secondo
momento, addirittura a livello commerciale.
La caratteristica
principale degli insetti è, infatti, quella di produrre di più
con meno.
A tale proposito, si
pensi che, in media, gli insetti usano 2 kg. di mangime per produrre
un chilo di carne, a differenza dei bovini che, per produrre la
medesima quantità, necessitano di ben 8 kg. di foraggio.
Ricchi di aminoacidi e
grassi buoni, di calcio, ferro e zinco in quantità addirittura
maggiori della carne bovina, questi “animali” producono molte
meno emissioni di ammoniaca e metano e possono, inoltre, essere
utilizzati per la scomposizione dei rifiuti, nelle fasi del
compostaggio, facendo diminuire al tempo stesso i cattivi odori.
Eva Muller, Direttrice
della Divisione Politica Economica e dei Prodotti Forestali della
FAO, ha dichiarato in proposito “Non stiamo dicendo che da
domani tutti debbano mangiare insetti, quello che il rapporto della FAO cerca
di dire è che gli insetti sono una delle risorse fornite dalle
foreste e non ancora pienamente sfruttate per il loro potenziale di
cibo umano e animale”.
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