Fu nel 1902 che l'eclettico
principe russo Pëtr
Alekseevič
Kropotkin, filosofo, geografo, zoologo, nonché teorico
dell'anarco-comunismo ed esponente di rilievo del movimento
anarchico, pubblicò il mutuo appoggio, un saggio nel quale egli
sosteneva che il mutuo soccorso – presente in tutto il regno
animale, salvo rarissime eccezioni – fosse l'arma migliore anche per
la sopravvivenza umana.
A
più d'un secolo di distanza, è oggi possibile rileggere con
rinnovata meraviglia quel suo pensiero utopico, dal momento che il
lavoro gratuito (non più appannaggio solo degli schiavi) rappresenta
oggi sia la base su cui costruire le più rilevanti realizzazioni nel
campo della conoscenza (Wikipedia), sia un'efficace leva per far
emergere addirittura nuovi canali di business.
E'
vero, in teoria nessuno dovrebbe lavorare gratis, eppure c'è gente
che si lamenta del fatto che la possibilità di realizzare copie
digitali del proprio lavoro, l'abbia di fatto reso ingiustamente
gratuito: come i musicisti che protestano per il free share dei loro brani tra i consumatori, non rendendosi affatto conto che il modello
economico gratuito si sta da tempo espandendo nel mondo a velocità
impressionante.
A
tale proposito Chris Anderson, giornalista e saggista statunitense,
nonché guru della web economy, ha pubblicato nel 2009 un libro
intitolato Free, in cui si parla di come il prezzo zero abbia
contribuito a cambiare il mondo.
In
un mercato altamente competitivo com'è la rete, il prezzo scende
fino al costo marginale, avvicinandosi di molto allo zero,
specialmente nei beni e servizi che hanno a che fare con la
tecnologia: se il costo unitario di qualcosa si avvicina allo zero,
chi lo produce farebbe pertanto meglio a trattarlo come zero,
preoccupandosi semmai di vendere qualcos'altro.
Al riguardo, Chris Anderson ha individuato diversi modelli di
economia del gratuito: il primo di essi è anche quello più noto,
ovvero quello supportato dalla pubblicità, ormai alla base di tutti
i media, sia tradizionali che hi-tech, seguito dalla cosiddetta
“sovvenzione trasversale” (ad esempio regalare cellulari, per poi
vendere il traffico).
Per arrivare al “Freemium”, neologismo che sta per Free e Premium: in questi
termini, si regala sul web il 99% (la versione gratuita) del
prodotto, per vendere poi l'1% (il servizio Premium), come fa, tra i
tanti, Skype.
Infine,
c'è l'”economia del dono”: non c'è infatti più nemmeno bisogno
di pagare qualcuno, per scrivere online, adesso vien fatto gratis,
poiché esistono altri incentivi, come la reputazione, l'espressione,
l'attenzione, eccetera, ed è soprattutto per questi motivi che gente come
me scrive dei post sul proprio blog.
La
sempre maggiore abbondanza (di spazio sull'hard disk, di banda,
d'informazione) sta generando, d'altro canto, altrettanta scarsezza
(di tempo, di attenzione, di reputazione), tanto da produrre
interessanti ripercussioni sul tutto il mondo del lavoro: perché,
infatti, accettare lavori precari e sottopagati, quando basterebbe
imparare a lavorare gratis, per guadagnare bene?