Vediamo, nel concreto,
quali e quante sono le contraddizioni del sistema previdenziale del
nostro Paese, in attesa di valutare quali saranno gli effetti della
riforma Fornero, approvata dal precedente governo Monti.
Attualmente, circa 7
milioni di italiani, ovvero circa il 44% dei pensionati, riceve
dall'Inps un assegno che non arriva a mille euro netti al mese e che,
nel 13% dei casi, non supera nemmeno i 500 euro.
Questo dato
-impressionante- è preso pari pari da un rapporto dell'Istat sui
trattamenti pensionistici degli italiani, redatto in collaborazione
con la stessa Inps.
Eppure, sempre secondo i
dati ufficiali, la spesa previdenziale italiana si attesta intorno al
15% del Pil, per un totale di 265 miliardi di euro.
Allora, vien proprio da
chiedersi, perché le pensioni della maggior parte degli italiani
sono così basse, se l'Inps spende invece così tanto?
Proviamo a dare una
risposta, analizzando più attentamente i dati relativi alle classi
d'età e di reddito dei nostri pensionati.
A fronte dei sette
milioni di persone che tirano avanti con meno di mille euro al mese,
ci sono infatti 740mila pensionati (dati aggiornati al 2010) che
ricevono dall'Inps un assegno di oltre 3.000 euro al mese, con una
spesa per le casse dello Stato di 40 miliardi di euro all'anno.
Certamente molti di
costoro avranno anche versato parecchi soldi, nel corso della loro
vita lavorativa nelle casse dell'Inps, ma è difficile credere che i
loro assegni di oggi siano proporzionali ai contributi versati.
Come tutti sanno, del
resto, le pensioni liquidate fino allo scorso anno erano tutte
calcolate secondo il sistema retributivo, ovvero sulla media degli
ultimi stipendi percepiti prima della collocazione a riposo, e non
sulla base dei contributi effettivamente versati nel corso di tutta
la carriera lavorativa.
Non dimentichiamoci,
infine, dell'anomalia tutta italiana dei tantissimi “baby-pensionati”
(che già la definizione fa accapponare la pelle), che hanno avuto la
fortuna di potersi mettere a riposo molto, molto presto.
Sempre secondo i dati
forniti dall'Istat, ci sarebbero infatti più di 530mila
ex-lavoratori con meno di 59 anni, che hanno già maturato l'assegno
di anzianità o di vecchiaia, con ciò assorbendo da soli 12miliardi
di spesa previdenziale.
Si pensi che addirittura
ben 44mila di questi hanno meno di 54 anni e costano allo Stato, più
di 1miliardo di euro ogni 12 mesi.
Per quanto riguarda gli
importi percepiti, ogni pensionato “baby” riceve in media un
assegno annuo tra i 22mila e i 25mila euro, corrispondenti
1.700-1.900 euro lordi al mese, altro che meno di mille euro al mese.
Compito della politica affrontare al più presto la questione, ma: vi sembra applicato
correttamente il principio di equità, come giusto sarebbe che fosse
in una società che possa definirsi tale?