E' proprio vero che,
oggi, nel mondo del lavoro l'esperienza conta molto di più del
titolo di studio?
Se sì, cosa deve fare un
giovane per crearsela, non appena finiti gli studi?
Per dare risposta a
queste domande, il sito web Skuola.net si è rivolto alla prof.ssa
Michéle
Favorite, Professor Business and Communication, presso la John Calbot University.
Secondo la docente, un
titolo di studio che non sia portatore di esperienza pratica -ai
giorni nostri- è del tutto anacronistico: nel sistema di studi
americano, ad esempio, allo studente non viene chiesto “Cosa sai?”,
ma “Cosa sai fare?”.
Mentre in Italia,
purtroppo, ai ragazzi viene somministrato quasi sempre uno studio
teorico, al punto che viene da chiedersi: che valore può aggiungere
in azienda, un giovane che ha studiato solo principi, regole,
teoremi, e non li ha mai messi in pratica?
In ogni caso, un ragazzo
può sempre maturare esperienze lavorative, anche quando ancora
studia.
Pur se di questi tempi,
anche per uno studente, non è tanto facile trovare occupazione, ciò
non significa che sia impossibile.
Detto che i ragazzi
potrebbero anche inventarsi un'occupazione non retribuita, giusto per
provare a cimentarsi, esiste, altresì, tutta una serie di lavori
adatti a loro: cameriere in un ristorante o bar, animatore in un
centro vacanze, collaboratore per siti web o blog, ecc.
Ma vanno più che bene
anche le attività di volontariato di vario genere, senza contare che
i lavori si possono anche inventare come, ad esempio, fare il baby
sitting (ripetizioni doposcuola).
Piccoli lavori che, in
ogni caso, insegnano ai ragazzi ad essere responsabili, a saper
gestire il proprio tempo, ad essere intraprendenti, nonché a saper
lavorare con gli altri.
Infine, il consiglio
della docente è quello di guardare cosa fanno i giovani all'estero:
in Paesi come la Cina e la Corea del Sud, la giornata-tipo al liceo dura fino
alle 11 di sera.
Esagerati? Forse, ma poi
sono quelli gli studenti che vengono ammessi nelle migliori
Università americane, con borse di studio piene.
Oppure i ragazzi
americani, che già a 20 anni hanno curricula stracolmi di esperienze
lavorative e di volontariato, da far fatica a restringere il tutto in
una pagina.
Non a caso, però, questi
giovani appaiono motivati anche da un forte senso civico, ritenendo
che i loro sforzi servano a migliorare il benessere generale.
Forse un pizzico di senso
civico in più, potrebbe essere utile per spronare in tal senso anche
i ragazzi italiani?
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